L’intelligenza artificiale (IA) è al centro del dibattito fra alcuni operatori del settore Broadcast e Audio. L’IA offre una serie di vantaggi, tra cui l’automazione di compiti ripetitivi, l’analisi avanzata dei dati e il supporto alle decisioni umane.
Sfruttando opportunamente il potenziale dell’IA è possibile rendere i processi più efficienti e crescere economicamente, migliorando così la vita lavorativa e sociale delle persone.
Tuttavia, alcune categorie di professionisti si stanno legittimamente domandando se e come potrebbe cambiare il loro lavoro. Più nel particolare, davanti a prototipi di stazioni radio già completamente realizzate da intelligenza artificiale e voci sintetiche, si potrebbe immaginare una sostituzione del ruolo delle persone nelle aziende Broadcast.
Non è propriamente così, anzi vedremo di seguito che l’IA è un ulteriore strumento a disposizione e degli operatori e può essere utilizzato proficuamente.
L’intelligenza artificiale toglie lavoro agli umani?
L’introduzione dell’intelligenza artificiale può ridurre la domanda di lavoro umano in alcuni settori, automatizzando attività e compiti precedentemente eseguiti dagli esseri umani. Tuttavia, l’IA può anche creare nuove opportunità lavorative, richiedendo competenze specializzate per lo sviluppo e la gestione dei sistemi AI.
L’automazione causata dall’IA potrebbe modificare la natura del lavoro umano, spostando l’attenzione verso compiti che richiedono competenze cognitive, creative e interpersonali. Le competenze umane uniche, come l’empatia e il pensiero critico, sono ancora molto richieste e difficilmente sostituibili dall’IA.
Per massimizzare i benefici e mitigare gli impatti negativi, è importante investire nella formazione delle competenze necessarie per lavorare con l’IA e sviluppare politiche che favoriscano la riconversione e la riqualificazione dei lavoratori colpiti dalla disoccupazione tecnologica.
Questa è la risposta di ChatGPT, una risposta basata quindi sull’intelligenza artificiale stessa, ma coglie un punto cruciale che era già ben chiaro a molti manager radiofonici e che può confortare chi, nel settore, stesse guardando all’IA con preoccupazione: con l’arrivo dell’IA “le competenze umane uniche, come l’empatia e il pensiero critico, sono ancora molto richieste e difficilmente sostituibili dall’IA”.
Pilastri del mezzo radio ancora più solidi
Competenze cognitive, creatività, rapporti umani interpersonali (fisici o a distanza), empatia e pensiero critico sono da sempre dei pilastri per le funzioni di intrattenimento e informazione del mezzo radio, e lo rendono unico e immortale. Le emittenti che hanno meglio impiegato queste competenze avevano, hanno e avranno sempre un vantaggio competitivo, indipendentemente dalle innovazioni tecnologiche che man mano si manifestano. A maggior ragione, il vantaggio competitivo si amplificherà nel momento in cui, grazie a DAB+ e IP, tutte le stazioni radio tenderanno ad avere la medesima opportunità tecnica di raggiungere gli ascoltatori nel mercato di riferimento, e la competizione si sposterà definitivamente dalla copertura FM al contenuto.
Michele Logrippo, del Team QA (Quality Assurance) di RCS Sound Software Wordlwide, da un punto di vista generale ha affermato: «L’intelligenza artificiale che si sta promuovendo ora, di fatto, produce dei contenuti in cui le parole vengono assemblate come normalmente lo fa l’uomo, sulla base dei milioni di testi che l’intelligenza ha acquisito. Per esempio, alla parola “pizza” l’intelligenza artificiale accosterà con grande probabilità la parola “margherita” perché questo succede nei documenti reperibili sul web che sono alla base della sua conoscenza».
Prosegue Piero Rigolone, che per RCS si occupa di marketing in Italia: «Penso che una buona sintesi di come l’intelligenza artificiale possa contribuire alla creazione di contenuti di intrattenimento, ma anche di quale sia il suo limite, stia in un’affermazione che ho colto durante un convegno del febbraio scorso presso IULM a Milano, sul tema dell’arte e dell’IA: “Le macchine creano forme, gli umani creano significati”. E in un sistema dei media dove l’offerta è praticamente illimitata, le persone continuano a scegliere i contenuti che per loro hanno un significato».
Dunque, l’IA per il Broadcast è un aiuto ulteriore, come lo sono stati i software di automazione da oltre 30 anni o la possibilità di voice tracking da remoto e tante innovazioni successive. Ma, in tutti i casi, alla base ci sono l’apporto e il controllo degli umani.
L’intelligenza artificiale rivoluziona la programmazione musicale?
Grazie all’intelligenza artificiale, secondo Michele Logrippo, «si introducono flussi di lavoro ottimizzati per ridurre il carico di lavoro “meccanico” sulle persone, liberandone il tempo in modo che si possano concentrare sulla parte creativa».
Ma questo non è che il concetto espresso parlando di Selector già negli anni ’80 e ribadito fino ad oggi: affidare alla macchina le operazioni meccaniche e prevedibili, per liberare tempo a favore della ricerca e l’affinamento della programmazione sul piano artistico.
«La programmazione di un flusso sonoro continuo nel tempo, come quello della radio musicale, ha regole peculiari che derivano dall’osservazione dei comportamenti degli umani a cui tale flusso è destinato, per le quali occorre un approccio specifico: i clock e le rotazioni, insieme al contenuto selezionato con la sensibilità e la creatività umane, riflettono le attese del target di un determinato canale radio. Ricordiamo poi che la comunicazione radio si sviluppa in tempo reale, agganciata all’attualità e con una continua interazione tra i soggetti coinvolti», aggiunge Rigolone. «Il clock, dunque, ha semplicemente la funzione di guida per rendere efficace l’esposizione dei contenuti e mantenere la coerenza al brand, realizzando la missione editoriale di un canale radiofonico. Una guida, analogamente alla griglia con cui si impaginano i giornali. Guardando alla creatività umana, il clock è come la cornice per un quadro: un talento può dipingervi dentro qualcosa di molto attraente oppure no, ma un confine fisico del quadro ci sarà sempre».
«Alcune regole di accostamento dei brani derivano da osservazioni della psicologia umana. Ad esempio, gli studi hanno dimostrato che l’ascoltatore, nel passaggio tra canzoni di diversa “energia”, tollera maggiormente i gradini verso l’alto, ovvero una canzone “soft” seguita da una molto più “intensa”, mentre verso il basso bisogna scendere di poco per volta. A una canzone “intensa” possiamo farne seguire una “media”, ma metterne una “soft” sarebbe una frenata troppo brusca, sgradita all’ascoltatore anche se inconsciamente. I clock prevedono interruzioni anche lunghe del flusso musicale, ad esempio notiziari e break pubblicitari, e queste sono occasioni per resettare la climax e ripartire, sempre con gradini ben ponderati», conclude Rigolone.
L’algoritmo di programmazione di GSelector tiene conto di questi e di tanti altri fattori, essendo proprio stato “istruito” da umani per realizzare un flusso radio destinato agli umani. Inoltre, permette a ciascun editore di impostare le proprie strategie, garantendo l’originalità dell’offerta.
Davide Tavolato, responsabile di RCS Sound Software in Italia: «In una battuta, potremmo dire che l’algoritmo di GSelector è simile ad un’intelligenza artificiale, specifica per la programmazione musicale, il cui “training” è stato fatto in oltre 40 anni dai maggiori talenti delle radio musicali a livello globale. Ciascun editore la può sfruttare per esprimere al meglio il proprio talento e posizionamento dentro l’offerta complessiva di tutti i media».
La radio, un dialogo tra umani
«Il punto – prosegue Tavolato – non è dibattere di come l’intelligenza artificiale possa rendere obsoleto il concetto di clock o altre tecniche editoriali radiofoniche: sono due piani completamente differenti e uno non esclude l’altro. Un approccio costruttivo può essere, ad esempio, quello di usare l’IA per l’analisi dei dati sulla musica disponibile o trasmessa, dalla propria radio o da quelle concorrenti, o come supporto alla creazione dei contenuti per show o canali tematici».
Concetto rinforzato da Alessandro Stefanoni, che per RCS lavora a stretto contatto con chi nelle radio produce e trasmette i programmi: «Senz’altro, già attualmente, l’intelligenza artificiale può velocizzare l’elaborazione di testi e notizie da utilizzare nei programmi radio, a partire da informazioni ideate e verificate dal personale addetto ai contenuti. L’intelligenza artificiale che conosciamo oggi, in sostanza, non toglie lavoro a nessuno ma è utile a integrazione degli strumenti già utilizzati, tanto nel reparto musica, quanto in redazione e nel marketing, a supporto delle attività di routine, scrittura, analisi e probabilmente sarà utile anche per altre funzioni».
Conclude Tavolato: «I reparti di ricerca e sviluppo della stessa RCS Sound Software sono impegnati sull’intelligenza artificiale e le sue applicazioni per il settore Broadcast e Audio».
La radio, dentro gli studi e dalla parte degli ascoltatori, è fatta da una comunità di umani. Ha senso come dialogo tra umani e questa è un’assicurazione sulla vita, per la radio: qualsiasi innovazione tecnologica continuerà a non soppiantare ma ad aiutare la radio stessa e le persone che la realizzano.